Pesa, l’urna,
tra le braccia è calda,
ma non riscalda distanza.
Vorrei svuotarla,
spargerne le ceneri
alle stagioni del Tempo,
per vedere com’è
soave morire…
A mio padre.
Dal libro “Senza Tempo“
Pesa, l’urna,
tra le braccia è calda,
ma non riscalda distanza.
Vorrei svuotarla,
spargerne le ceneri
alle stagioni del Tempo,
per vedere com’è
soave morire…
A mio padre.
Dal libro “Senza Tempo“
Questo libro simboleggia l’istinto che m’opprime, l’incognita creativa della mia mano. Non sempre ne sono protagonista, ma rappresento comunque una presenza ad effetto altrui, che ad ogni episodio proietta e realizza un nuovo modo di vedere il mondo. Scrivo da diversi anni: un libero sfogo per dimenticare il pensiero.
Chi ha letto i miei lavori precedenti, sicuramente si è fatto un’idea su di me, e della mia personalità irrequieta. Vivo nell’astrattezza, poiché, ciò che fa di me un’estranea, permette di riconoscermi nella poesia.
Amo la verità, il lungo viaggio che l’attraversa: credo sia l’unica strada esatta per ogni mossa sbagliata sul cammino della coscienza.
Vedo scorrere la vita… a volte mi sembra di vedere anche quanto mi resta, perché vivo spesso di visioni, dove io non sono altro che tormento e disperazione.
Nulla del mio essere intendo cambiare, né per chi è al mio fianco né per chi ho perduto, nello stesso tempo, allo stesso modo. Di me resta ciò che ero e sono… tutta la vita.