e l’irrealtà di radici assetate di vita.
22.03.2021
22.03.2021
Questo girotondo,
gira intorno ad ogni
bimbo.
Racconta della gioia,
del dolore, e delle
brutte cose della Terra.
Promuove la speranza,
la pace…
grida ad alta voce
che non vi sia più guerra.
Questo girotondo,
regala anche sorrisi…
stringe tante mani
per creare nuovi amici.
Dal libro “La magia dell’infanzia” di Angela Albano
Resto un bambino di un
mondo sperduto,
col cuore leggero
e le tasche piene
di giochi.
Voglio viaggiare,
cavalcare mille
avventure…
tenere per mano i
tramonti e al
guinzaglio le notti.
Resto un bambino di un
mondo sperduto,
navigante dei cieli
più immensi e dei mari
più oscuri.
Resto qui, sulle ali
del tempo,
a godermi l’infanzia
per sempre…
e ogni attimo sarà il mio
momento.
Il mio nuovo libro: la magia dell’infanzia. Una piccola raccolta di poesie per i più piccoli, ma non solo.
La magia dell’infanzia è una vetrina di sole, dove anche le cose brutte appaiono dorate. È una calda terra, un viaggio da percorrere con meraviglia.
Disponibile sul circuito Lafeltrinelli.
Dipinsi i suoi occhi:
una distesa di coralli
in un gioco di colori.
L’amore, nelle mani,
il tocco del vento
sulla pelle.
La bocca,
superbia di donna
svelata al mio ego.
Scrissi di lei,
capii che l’amavo.
Fredda, oscura…
un tramonto diurno
alla fine del tempo.
La pietà nelle gesta,
la nuda grazia,
sciolta e mortale
tra le mie braccia.
Scrive il verso,
si svela alla vita.
Immemore
vacilla alla porta dei sogni.
Tacito, stupisce il mistero,
e all’ombra d’un palpito
respira invaghito avvolto
da una nebbia di stelle.
Immagine di Ronald Companoca
Lamento tenue che nessuno ode,
un canto che muore in un aurea di dolore.
Lancia un gemito che germina la terra,
agonizza e sanguina, spegnendo il sole.
Cerca dal vento le radici,
attende dal mare un illusione,
perduta si posa su di un fiore,
dalla luna spera un emozione.
Ella si perdeva sognando l’amore,
soffiava tra le arcate e gli angoli remoti,
oscillava fra gli spettri della notte
per non udir la morte.
Filtrava la luce con le ombre,
giocava con i prati e i suoi colori,
non s’infuriava per divenir tempesta,
poichè il suo cuore era già burrasca.
Ella volava, si divincolava,
lasciava sibili per chi la udiva,
sapeva che era breve il suo momento,
doveva cogliere l’attimo del vento.
Giunse il momento,
fu un istante di soffocamento.
Tutto era fermo, piatto,
non si udiva nemmeno un lamento.
Il cielo era tetro, le ore di marmo,
una grazia addolcita d’incanto.
D’improvviso, apparve una forma,
figura straniera,
il suo corpo fatto di cera.
Intonava un suono perduto,
non aveva una meta,
il suo canto era un sordo liuto.
Mi osservava con fare beffardo,
mi conosceva, lo diceva il suo sguardo.
Scrutandola a fondo mi feci coraggio,
le chiesi chi era, il perchè del suo passaggio.
Lei con dolcezza iniziò a cantare,
e ascoltandola iniziai a capire.
Era un canto di immagini, unione di strofe,
insiemi di lettere disegnate in parole.
La musica volava in melodia ritmata,
unendo le sillabe in rima baciata.
Non v’eran più dubbi, la conoscevo,
dal tempo dei tempi io le scrivevo.
Era il mio sogno, la mia fantasia,
il mio pensiero divenuto poesia.
Immagine di Grard Daran
Ed ella si spogliò di tutto,
e si vestì di aria.
Dipinse canti e vergini silenzi,
mentre la musica la strada le narrava,
divenne pura, casta e immacolata.
Il suo candore mutò in poesia,
in versi e in rima la melodia…
e come il sole di primavera,
si adagiò languida in una nuova era.
Immagine di Brita Seifert