Mai sola

S’insinua la luna nella stanza,
della tua immagine mi dà sembianza.
Placida è la notte nei suoi regni,
taciturna s’annida e dona segni.
Altro non ispira, somiglia alla tua vita…
si posa e si ristora, non sente più fatica.
Or giace e chiude gli occhi,
del sonno ella si tinge,
e in mondi sconosciuti
felice vi si attinge.

Le tenebre e l’incanto

Ascolta la vita
in un’alba colma di stelle.
Leggila in parole antiche,
in musica quando salta nel mare.
Ella è una promessa di lotta,
una pallida luna da guardare tra le dita,
un pensiero che si riempie di sogni…
la forza che ti fa scegliere
nonostante la disperazione.
Amala in solitudine,
nella sua mortale presenza,
godi della voce dei suoi silenzi,
che sono linguaggio presente,
essenziale alfabeto
del mondo esistente.
Guardala con stupore,
impara dai suoi incubi più oscuri,
racchiudi il ribrezzo del suo squallore.
Annullati di fronte al suo pianto,
fermati alla meraviglia quando ti abbaglia
e ricomincia sempre nel suo travaglio,
poiché il segreto del suo terrore
è ritrovarla sempre nel suo incanto.

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Immagine di Aimee Stewart

 

La festa

Quante persone ci sono in questa stanza, danzano felici, senza musica. Ridono, eppure sento il loro dolore… ridono e scherzano ma quante lacrime vedo, bagnano persino le mie dita.
La torta non è male, dà fastidio solo il retrogusto salato… mi chiedo perché la offrono in scatolette metalliche, potevano fare di meglio!
Quei tipi fuori al balcone sono strani, non capisco… non è una festa in maschera, che stupidi, e la padrona di casa non dice nulla, mah…
Quei costumi che indossano li trovo fuori luogo, rappresentano dei mostri, sono davvero brutti. Che cosa avranno poi da urlare!? E quel liquido che fuoriesce dalla loro bocca si vede che non è sangue, sarà pomodoro, che schifo!
Come prevedevo, nessuno mi dà confidenza, non ci volevo neppure venire. Meno male che non mi annoio… ce n’è di gente strana da vedere.
Che belle luci però, sono intermittenti come quelle degli alberi natalizi. Posso usarle come voglio: spente, accese, spente, accese, veloci, lente…  non si accorgono nemmeno che sono io a farle luccicare così.
Ahia, mi fa male il sedere su questa sedia, ma è meglio se me ne sto seduta, in fondo, in quest’angolo mi sento a mio agio, come se fossi nella mia cameretta.
Oddio, sta entrando, è lui! Il mio principe bianco. Quant’è bello, lo adoro, chissà se gli piacerà il mio vestito e cosa mi dirà dell’acconciatura. Di sicuro mi offrirà da bere, lo ha sempre fatto, anche se quello che mi offre non mi è mai piaciuto, che strani gusti si ritrova, ma non glielo dirò mai.
Si avvicina! Il cuore mi batte all’impazzata… ha già il bicchiere in mano, ma che gentile! Però non mi ha detto nulla del vestito, quant’è discreto, è un amore.
Si è fatto tardi, mi avevano detto che alla fine della festa tutti gli invitati avrebbero fatto la foto con la festeggiata. Ah, ecco che si radunano.
E quelli? Chi sono? Altro che mostri, non hanno le labbra, come la faranno la foto senza sorridere?
Nessuno ha detto niente, è giusto così, non si deve ridere dei difetti altrui, non sta bene!
Hanno chiamato me! Mi tremano le gambe, farò la foto con il mio principe bianco e con sua sorella, che poi è la festeggiata di stasera.
La faremo sdraiati mi hanno detto, col casco e con una grossa gomma da masticare in bocca, così rideranno tutti.

Che male, un dolore così non l’ho mai provato, meno male che indosso sempre il pannolone, mi è scappata un po’ di pipì. Se sapevo che scattare una foto facesse così male, col cavolo che l’avrei fatta!
In compenso però, il mio principe bianco mi ha abbracciata.
Dopotutto è stata una bella festa, chissà come sono venuta nella foto.

 

 

 

 

 

La terra del gigante

Petto sommerso dal dolore,
eppur non risuona alcun lamento.
Terra che trema sotto i piedi,
che fremono nel desiderio di andare lontano.
Deporre le origini in un serraglio,
attraversare tutti i confini,
dimenticare il tuo riflesso…
e sentirsi dappertutto come a casa.
Più nulla ti somiglia,
nuda sei invisibile,
in quella strada sei un gigante,
metti radici, e ti distingui!

 La forza della donna è pari a quella di un gigante.

Dipinto di Marcia Snedecor

Di più

M’ispiri il sonno, più del giorno.
Non so scrivere chi t’assomiglia,
semmai la terra, con le sue selve,
i suoi affanni.
Le nude spoglie dell’ignoto,
che in ogni petto dolgono
e flagellano il ristoro.
Mi torni in mente, ad occhi chiusi.
Raggio lucente…
ciò che divide il vento
lo ricongiunge il sole.
Ciò che le belve uccidono
lo illumina l’amore.

Dal libro Le tre facce della vita”

L’avanzo poetico

Lungi dalla mia vista
esseri immondi,
la codardia vi spreme
l’infausta vita.
Falsi sapienti
dal cuore desolato,
bramate le parole,
avvolgendole con cura
in fulmini e saette.
Dei veri poeti
siete l’avanzo,
l’ingegno non v’appartiene,
vi confortate nello scarto.
Eppur vi lodano,
non sanno che
la mano è flagellata
ogni volta che la penna
è fra le dita.