La creatura

Mi chiamo Henna, ho trentaquattro anni e vivo in un paesino sperduto dal mondo che non offre nulla, a parte la solitudine: l’unica cosa che mi ha sempre spaventata sul serio. Sono circa cinque anni che vivo in questo paese; la gente qui è asociale – o forse lo sono io – per questo non ho stretto amicizia con nessuno. Gli unici amici che mi ritrovo sono soltanto due, ma vivono lontano da me.
Le mie giornate sono noiose, non parlo mai con nessuno… a volte per giorni, settimane. Nei periodi festivi, quando non lavoro (in un’umile libreria), mi sento come se fossi agli arresti domiciliari.
Tuttavia, ogni sera, da circa due anni, una persona viene a farmi visita: un uomo. Si presenta un’ora dopo che mi sono infilata sotto le coperte; si siede sulla poltrona che si trova ai piedi del mio letto, e mi guarda.
Non so chi sia, non conosco il suo volto… ma forse conosco le sue intenzioni; non ho mai guardato direttamente verso di lui, perché la paura mi ha sempre bloccata. Diciamo che vado a sensazioni, e sono convinta che, se solo provassi a incrociare il suo sguardo, mi ucciderebbe. Forse è solo una sfida la sua: fare in modo che io ceda e lo guardi dritto negli occhi.

M’accorgo del suo arrivo dal fruscìo dei pantaloni, dei movimenti quando accavalla le gambe, e, a volte, dall’odore acre che emette. Sono anche sicura di percepire quando è felice, o quando è arrabbiato.
Eppure mi sono legata a questo individuo in un modo assurdo. Non m’importa della sua identità, ci sto bene, mi sento protetta, sicura. Almeno ho qualcuno che mi aspetta quando rientro a casa, mi sento persino desiderata. Non posso più fare a meno di lui, sì, lo amo.
Molte volte mi sono fermata dinanzi allo studio di uno psicologo, ma sono sempre ritornata sui miei passi; se fosse un disturbo il mio, allora ben venga se mi fa sentire felice.

Tre mesi fa accadde un fatto insolito: un comportamento strano che mi spaventò, ma che alla fine mi donò un piacere immenso. Mi ero appena infilata a letto quando lo sentii arrivare; quella volta però, non si sedette sulla poltrona come di consueto, ma si sdraiò accanto a me. Io ero voltata dall’altra parte… e lui mi avvolse in un abbraccio caloroso, non tattile. Tuttavia, posso dire che le sensazioni furono di gran lunga più forti di quando si tocca con mano una persona. Provai un miscuglio di percezioni: emozioni e sensazioni accentuate dai fremiti, dal calore che emanava, dall’odore e dalla passione. Sentii dentro di me un piacere talmente intenso da raggiungere l’orgasmo. Ad un certo punto, palpitavo come se avessi piccole scosse elettriche. Il mio corpo si dimenava, sobbalzava sul letto, facendomi addirittura perdere la vista e il controllo. Consumammo un rapporto sessuale senza toccarci. Fu un’esperienza meravigliosa, che spero di provare ancora una volta.

Sono incinta, mi sono sottoposta ad un’ecografia. Purtroppo, il dottore mi ha detto che un aborto sarebbe la cosa migliore, ché nel mio utero non esiste nessun feto, ché l’unica cosa che batte dentro di me è un grumo di sangue provvisto di denti… una malformazione molto grave per portare avanti una gravidanza.
Cambio città, voglio tenere il mio bambino. Se esistono i mostri, allora io voglio vivere con loro.
I veri mostri sono le persone “reali” e “normali”. Cos’è la normalità? Non ho mai ricevuto nulla dalla gente comune. Tutto quello che ho amato davvero mi ha abbandonata. L’unica persona che non l’ha fatto non esiste, è obliata alla società, persino ai miei occhi… ma non alle mie sensazioni.
Nasconderò mio figlio a questo mondo che mai lo accetterà. E comunque, vivrà tra la sua gente, qualunque razza appartengano… perché credo che le mie creature provengano da un posto che noi non potremmo mai vedere.
Io mi sento fortunata. Anche se il mio compagno non sarà mai visibile, mi ha dato la possibilità di guardare negli occhi mio figlio, crescerlo insieme a lui… provare finalmente cos’è l’amore vero, quello che si tocca con l’anima, restando cieco solo alla vista di quelli che non vogliono, o non osano vedere.

Adesso parlo io

La vita… la gente non sa nulla della vera vita, non l’ha mai vissuta profondamente, poiché non sa cosa sia la pace.
Io sono la verità! La liberazione!
Eppure, tutti hanno paura di me, persino Cristo… per istanti, fui il suo incubo peggiore.
Di me temete il nome, solo quello… me ne hanno affibbiati tanti e tutti inquietanti. Bisognerebbe pensare a me come un filo conduttore che trasporta in un regno sconosciuto, inesplorato, dove tutto ha un inizio e non più una fine.

Tutti si consolano pensando che i propri defunti rivivono nei loro ricordi. Bazzecole… i morti sono con me, in una dimensione che i viventi non possono oltrepassare. E poi, “defunti”, anche questo nome è inquietante, ma che cavolo! Tutto ciò che mi riguarda lo è! Dicevo: altro che defunti, si divertono come matti, specialmente gli anziani che si sentono rinvigoriti, me ne ritrovo tanti. I giovani invece sono pochi: da me, purtroppo, si giunge in tarda età (non sempre sia chiaro), ma dovrebbero “morire” prima loro. La disperazione di perdere un ragazzo nella vita terrena, lacera totalmente le famiglie. Se solo pensassero che i loro cari giungono nel mondo della salvezza, della “non morte”… ma non dico nulla, non posso espormi più di tanto… sono e devo restare un mistero.

Ritorniamo alla paura, al timore che incuto. È la vita che fa paura: le sofferenze, le malattie, le guerre, le carestie… tutte le brutture le potete trovare in lei, mentre io vi libero da tutti questi mali. Pensateci: io vi libero dall’agonia mentre la sofferenza più atroce vi sta lacerando. Naturalmente non potete sapere che anch’io dono la gioia, che posso regalare quei momenti estasianti che nel corso della vostra esistenza provate.
Quali momenti? Beh, dovete trapassare per darmi ragione, per sapere qual è la vera vita, che il riposo eterno non esiste.

Il problema per me è sempre stato il nome e l’immagine che mi hanno affibbiato: sono certa che se mi fossi chiamata “Candida” e non mi avrebbero immaginato con una falce impugnata, con un viso scheletrico ghignante, le cose sarebbero state diverse. La curiosità di dipartire avrebbe colto tutti e, di sicuro, avrebbero dovuto emanare una legge per non far suicidare le persone, oppure, inventare una tassa contro possibili imbrogli a mio danno.
Com’è ingiusta la vita eh? Con me lo è sempre stata, e comunque, non si può avere tutto da lei… naturalmente da me sì, poiché io sono la sua essenza vitale.

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