La stessa solitudine

Rimani bambina nei miei occhi,
e poi silenzio,
perché le parole non bastano,
a parte il pianto che resiste
al tempo.
Non ho saputo delle spine
acute che ti trapassavano
il fianco,
ed il mio corpo è disteso
col tuo,
nella stessa solitudine.

Noi non lasceremo la luce,
ci confonderemo tra la terra
e guarderemo il cielo…
insieme.

16/03/2022
A mia sorella 

Irreversibilmente

Sono vento…

Ti vengo a cercare
tra i corridoi della terra,
tra le presenze dell’infanzia,
dove le voci familiari
consumano l’assenza.
La solitudine si posa sui rami
come una colomba bianca,
e canta fra i rimpianti
con un suono che raccoglie l’alba
nella memoria e…
tutto quello che mi sfiora
ti somiglia.

Solo vento…

T’accarezzo l’ombra
e più non sento il vuoto
della vita;
il tuo profumo è un passaggio
di nuvole piene di clemenza,
e la distanza sfuma nella pelle…
irreversibilmente.

Sempre vento…

Fin dove finisce l’inverno,
per essere sempre tramonto
in questo cielo stanco,
e forse un ricordo,
l’unico che germoglia
quando ti penso.

26/08/2021
A mia madre

Nel buio più profondo

Eccoci…
nel buio d’un tempo
infinito.
Non meritavi la morte,
ma vivendoti accanto
sopravvivo al lutto.
Questa quiete che dilaga
senza tregua,
irradia la vita che di speranza
si posa al silenzio,
mentre la memoria respira
distesa sul mio viso
avvolta dalla solitudine.
Ed osservo ancora
gli istinti tessendo
i ricordi su una prece
che mi commuove,
perché solo piangendo
m’appartiene ancora il tuo nome.
Dunque, ti giunga il rumore,
e nel sonno l’addio più profondo
con un requiem di luna calante,
che s’espanda su uno stuolo
di giunchi,
fino ai cari compianti.

Eccoci…
nel buio più totale;
un tonfo che arriva dritto
al cuore,
e il giaciglio respira di cielo
in un vasto trionfo d’allori.

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Dedicata a colui che è morto nella negligenza dei suoi stessi cari, inconsapevole della mia presenza spirituale.
Dal libro “Luce Nera

L’indifferenza del due Novembre

Se ne infischia la gente
della tua morte,
ma poggia fiori sulla nicchia
perché è Novembre.
E non ricorda, non vuole sapere
della tua vita,
i loro occhi guardano il mondo
senza abbassare lo sguardo,
poiché sanno che col tempo
ne toccheranno il fondo.

Ed io son qui,
respiro ancora i giorni,
col pensiero di te nell’urna
e non fra il vento.
Non prego in questo inferno,
ma spero che il tuo tempo
assai lontano, riemerga dall’oblio
tra le mie ciglia,
per dirmi d’un presente
riunito a quel passato che tanto
ci assomiglia.

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(A mio padre)
Dipinto di Brita Seifert
Dal libro “Impronte digitali

L’incanto del buio

 

Non piangete per me;
se la terra m’assorbe
non vivo di morte,
ma resto in quei volti
che ancora riflettono
un corpo senza respiro
e colmo di luce.
È un mistero l’incanto del buio:
non so dove sono,
e v’aspetto nell’unico posto sicuro.
Non so dirvi che cosa è accaduto:
questo tempo non ha sofferenza,
proclama un eterno fatto
di gioia e speranza.
Non piangete per me;
dormo accanto al passato,
nell’attesa di un nuovo futuro…
per ritrovarci ancora insieme,
senza dolori, né lacrime,
né pene.
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A mio padre.
30/06/2015

Fiore di gocce

Ripongo, in ginocchio,
un fiore di gocce:
figlio d’occhi pietosi,
che colano ciechi
all’ombra di piedi
bucati,
mani rigate…
colpe senza peccati.
Chiedo respiro:
un piccolo spazio
di sole tra me
e l’io…
un cielo a cuscino,
dove riporre il capo
prima del sonno
con Dio.

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Dal libro “Ryan

Nella pelle

Hai trafitto la fronte,
guardando nervi
cadere…
sangue sgorgare
dal dolore di Dio.
Le tue risa, nelle pieghe,
bruciavano fino ai chiodi
non ancora sentiti.
Ed era il calice 
del rimorso che si versava
nella tua bocca.

Mentre il cielo si scioglieva
nella mia,
ti avevo già perdonato.

Dal libro “Enigma

Ecce Homo

“Fu il giorno mortale a rendere visibile l’uomo.”

Ecco lo spirito che congiunge
le mani, e con fare ammaliante
elargisce consigli a chi ascolta
senza sentire.

L’inizio, la sfida del cielo:
come apparire nel dolere
di occhi incerti.
L’abuso prodigioso di vivere
in un’eterna marcia funebre.

Non so perché gravano
queste spine.
Non so nulla e conosco tutto.
Anela in me l’aureola
che ammalia.
E non v’è colpa se allargo
braccia di chi contrasta
o m’accarezza.

Tutto il mondo è una piccola
goccia d’acqua nell’infinito,
che disseta l’astuto, e chi
vuole vedere Dio, anche
se cieco.

Lungi da me l’occulto.
Una croce non mostra la
fede. È solo un ricordo
che crede in ciò che conduce,
e il luogo è sempre una terra
irreale.

Dal libro “Enigma” di Angela Albano.

Immagine: Michael Hussar