Si sono spente le lucine nella sala grande, nel cortile, tra le strade. Attraverso le persiane, la Luna appare rannicchiata, ferita nell’anima.
Vedo la stessa vita, ascolto un mondo reale. Ed è Natale ogni minuto, presente, chiaro… col sangue che cola copioso tra le infinite scuse di nostro Signore.
Così giovane, l’alba… sugli anfratti della pelle brucia più del fuoco; ricorda la notte sull’alveare delle mani libere, imprigionate tra le tue.
Femmina, regime d’un tempo sfacciato, dove l’inverno declina tra seni d’estate, in una goduria millenaria d’una vita nuda e sacra. E noi, novelli corporali, ingannati dal piacere del buio non siamo più mortali.
Irrompe, il tuo autunno, come un silenzio d’azzurro… lo stesso che ti portò lontano dalla mia anima spoglia. I rami attendono già l’inverno, i semi sparsi ti cercano tra la nostalgia, fino a quando ne coglierai le rose.
Con un’idea in pugno, piegata al desiderio degli acheni in confettura, mentre il giorno setaccia lo scaffale tra colorati gusci. Io, fragolo, con le dita intinte nell’autunno, intenta a lasciare l’estate… serenamente.
Anche se un giorno non ci fossi più non piangermi, ti prego, non fare del tuo tempo una prigione. Vivi serenamente, ma vivi, per favore, anche per me che sempre ho amato la vita e, comunque sia finita, senza dubbio l’ho goduta. Sorridi ogni giorno, apertamente, e non darmi pensiero: vivi, vivi, vivi totalmente libera, proprio come t’ho sempre amata. Così, se mai potrò vederti, sorriderò un pochino anch’io, guardando i tuoi occhi felici che sempre sono stati, per me, fonte di vita sopra ogni cosa.
E’ quasi invisibile quest’alba ai margini del Vesuvio, eppure colora la vita, mentre tramonta il mio cuore. Ti penso, altrove, vestito di foglie proprio dove sorgono le mie parole. Ti vedo, là fuori, tra le soste del domani, per esserci in quelle ore dalle voci acute, nascosto con cura tra il cielo ed il Sole. Ti sento sul filo sottile dell’assenza, trattenuto dai miei occhi allagati, dove la meraviglia ancora incalza e la primavera non stenta. E mentre il buio ritorna, la memoria di te bisbiglia alle stelle, ed il ricordo non è più lontano… m’attraversa la pelle.
Difficile vivere il finito, la vita è un deserto in ogni giuntura. Lacrime cieche da bere insieme ai ricordi, per chi imbroglia le tracce dal suo interno. Sento ancora calore in ciò che è rimasto, qualcosa che batte nel petto. Nulla è ancora del tutto perso, e mi chiedo dove io sia… cosa fui mai in questo disperato sfacelo.
“Una poesia come tante, la vostra, scoprire le parole, dare voce, musica e immagini. Il merito alla narratrice Angela Albano, che con il suo timbro, la mimica, il tempo, lo spazio, la scelta della bellissima musica, ha messo le ali alla poesia, verso l’altrove.
Siete grandi. Grazie infinite Angela Albano, Serena Altieri, Raffaele De Masi. Mi avete commossa come non mai.
Vi abbraccio.”