Dai tuoi occhi

Dai tuoi occhi leggo poesie,
ed ogni volta m’invento,
mi nutro, mi vanto.
Ed essi sono stelle insanguinate,
il mio compiacimento,
l’idillio che m’accoglie nel tuo tempo.
Indugiano nel loro scintillìo,
ed ogni volta che incrociano il mio sguardo,
l’anima s’accorda e,
da solista,
decanta le parole del morire,
dell’amare,
spronandomi a credere,
ad avere sempre voglia
di ricominciare.

Le rose di luglio

Dove sono le rose di Luglio?
Sbocciavano alla luce lunare,
perché solo la notte le lusingava il cuore.
Non sono più devote alle stelle,
si torturano al lamento delle cicale,
e le spine trafiggono
persino il loro fiore.
Non hanno più benevolenza,
sotto lo sguardo del sole
muoiono di tristezza…
stringendosi in quel bocciolo,
che solo Luglio, con la sua misericordia
schiudeva in gloria.

La lettera

LEI

Ti scrivo della mia sete,
della fame che assaporo.
Sei lontano
e l’irruenza dell’amore non si spegne,
si adegua al tempo, ai cambiamenti…
eppur non muta il tuo ricordo,
bensì, pretende il tuo rientro.
I giorni cadono,
insieme a loro vacillo anch’io.
Tra queste mura ormai deserte
è circoscritto il tuo pensiero.
La tua figura, come spirito si dissolve
nelle mie carni…
penetra nel buio della mia anima
ridandole la luce,
ritrovando così la forza di scriverti
e rinnovarti ancora tutto il mio amore.

 

T’amo esattamente come il primo giorno,
m’inchino anche ai beati tormenti.
Non pretendo il tuo amore… lo esigo.
Che il mio amore sia malato, lo riconosco.
Tuttavia il senno è stanco, la pazzia vicina e,
prima di cedergli, vorrei posare la ragione
sulle tue labbra, il sonno sul tuo viso.
Amore mio,
quando la ferocia rapirà il mio nome,
custodirò ancora un altro ricordo e,
che sia sordo o morto, riposerà con me,
in questa normalità che sto perdendo…
sperando che, nel profondo, avvertirò ogni tanto.

LUI

Mia amata,
trascino i giorni vuoti nell’attesa del nostro incontro.
L’amore sopravvive al nulla e all’insolito.
Tu sei, ogni giorno, il miracolo che mi grazia…
che mi fa sperare in un paradiso dal volto di donna.
Le tue parole mi turbano la mente e,
per quanto tu sia la croce che riflette l’apparenza,
il cuore mio t’appartiene, e la mia sobrietà
sarà la ragione che non offuscherà il tuo tempo.
Se la ferocia rapirà il tuo nome, nel mio troverà liberazione…
il sonno cadrà sulle certezze e, sul tuo viso,
la vita ricostruirà i ricordi, i tormenti bruceranno le illusioni.
E ti amerò di più, ogni volta che mi ucciderai,
perché, anche nella morte, il tuo amore
sarà per me la dannazione eterna.

Contatto

Sfuggi ad ogni respiro,
sei morte quando vivo.
Son qui,
unica e carogna,
a mendicare un’esistenza
di male, colpe e incoscienza.
Tu, che domini nell’intelletto,
sfidi il terrore,
che alla sorte
mescola il rigetto.
A te
che non hai soste
confesso:
sei il digiuno e la miseria,
la paura più vicina,
la sola alternativa
che m’illumina,
che mi tiene ancora in vita.

 

Fantasma

Ritorno bambina,
nulla mi spaventa.
Non sono, ero…
il vuoto è ciò che provo.
Gioco con le ombre
dei viventi,
il valore del passato
ormai è tra i morenti.
La mia illusione è sul finire,
l’eternità, il ricominciare.
Nell’occulto fluttua
la mia essenza,
il silenzio è un sogno
privo di lamenti.
Giaccio in questa vita parallela,
dove il dubbio non logora
la mente.
La verità è solo un’apparenza.

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Immagine di Kazuki Takamatsu

Luce defunta

T’ha portato via il tempo.
Mi dissolvo nella solitudine
e lascio bruciare il senno.
Brindo all’addio:
un calice amaro
ebbro del tuo sacramento.
Nessun compromesso
dinanzi alla morte di un’anima,
il dolore si libra,
sporcando di sangue il pensiero.
E lascio il cordoglio al bisogno,
alla pace dell’ultimo regno…
alla luce defunta degli occhi
e a quell’odio
che m’attende in un vuoto perenne.

 

Parole mai nate

Fidarsi del caso
in un sonno svegliato.
Violare il passato
e cadere nel limbo
di un clone mai nato.
Esprimermi a stento
con lettere sorde.
La morale una sola:
comporre la frase
sfidando la voce
in sillabe mute.
Di vita con morte
non chiedo risposte,
mi lego alla sorte
scrivendo parole
bugiarde e corrotte.